Quintetto di fiati di Santa Cecilia
Andrea Oliva flauto
Francesco Di Rosa oboe
Lorenzo Guzzoni clarinetto
Andrea Zucco fagotto
Guglielmo Pellarin corno
Leonora Armellini pianoforte
Nella memoria degli ascoltatori sono ben presenti i virtuosismi strepitosi, le brillanti energie, volteggi e ritmi limpidi quanto aggressivi di trombe, corni, oboi e flauti presenti nelle musiche di Bach, Haendel o Vivaldi d’inizio Settecento. Poi, una troppo lenta evoluzione tecnica, metteva in disparte questi strumenti che per lunghi decenni si limitavano a rafforzare la loro autorità nell’orchestra.
Ed ecco, sul finire dell’Ottocento/inizio Novecento, una rinascita nuovamente strepitosa, non solo nel regno dell’orchestra a firma di Igor Strawinski, ma inaspettatamente nel mondo della musica cameristica, regno assoluto dei ‘nemici’ archi. Un passaggio assicurato e guidato da un ‘Re’ della cameristica, il pianoforte, costretto per forma fisica a suonare in una ‘camera’, orgoglioso di trovare nuovi compagni con i quali condividere i tratti caratteristici dello stile concertante e stimolare impensabili capacità espressive nei nuovi arrivati.
A uno spettacolare Quintetto di fiati di Santa Cecilia, tolto dall’orchestra-simbolo dell’Italia – e qui sostenuto da una giovane stella tutta italiana del pianoforte come Leonora Armellini –, la Filarmonica di Trento ha affidato la lettura di una magistrale pagina del maestro di Strawinski Nicolai Rimsky-Korsakov, forse ancora vagamente sperimentale, seguita da un’opera compiutamente immersa nel camerismo, anche accademico, di Ludwig Thuille fedele apostolo del camerismo più perfetto incarnato da Johannes Brahms.
Il quintetto di fiati, equivalente per importanza al quartetto d’archi, rappresenta per i fiati la formazione più completa a livello sonoro e ricca di repertorio. L’idea del gruppo invitato a Trento è ricreare con questa piccola, ma eterogenea, formazione tutta la ricchezza dei timbri orchestrali, facendo tesoro, nel momento esecutivo, delle esperienze raccolte dai protagonisti durante le tournée nelle più importanti sale internazionali, lasciando però libero spazio anche alle forti personalità individuali che caratterizzano ‘l’italianità nel mondo’, premiata nei più importanti concorsi dello strumentalismo per ‘legni’ e ‘ottoni’.
Vincitrice del premio “Janina Nawrocka” al Concorso F. Chopin di Varsavia (ottobre 2010), Leonora Armellini, si è diplomata a 12 anni con Laura Palmieri perfezionandosi quindi con Sergio Perticaroli all’Accademia di S. Cecilia di Roma. Trae sempre grande ispirazione dalle lezioni con Lilya Zilberstein presso l’Hochschule für Musik und Theater di Amburgo e Marian Mika, con il quale approfondisce in particolare il repertorio chopiniano. Leonora Armellini ha tenuto più di 300 concerti in sale come la Carnegie Weill Recital Hall di New York o Musashino Concert Hall di Tokyo. In tanta attività trova il tempo per curare anche la musica da camera dimostrando, come nel progetto presentato a Trento, una particolarissima sensibilità artistica.